mercoledì 24 dicembre 2014

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   Ci sono le voci nella mia testa.
Esse insinuano il dubbio in me: le fibre del mio essere, di cui dico di andare tanto fiera, vacillano come se fossero corde appese sfiorate da un vento di domande.
Oscillano e producono un suono che riverbera e turba l'immobile superficie dell'oceano che sono.
    Solo restando nella mia testa questi impercettibili rumori causano un immenso scompiglio; cosa succederebbe se li amplificassi facendoli passare attraverso le mie corde vocali e socchiudendo poi le labbra?
Quanto indietro tornerei, in quale luogo oscuro, se sussurrassi all'orecchio di qualcuno quello che ho paura anche solo di pensare?
   Temo che tutti gli anni passati a scandagliare le mia acque, a mappare i miei fondali, possano essere cancellati dall'impatto di questo meteorite formato di granelli che si sono aggregati a me, silenziosamente, inosservati, quando pensavo di aver definito quel che ero riuscendo a farlo coincidere con ciò che volevo essere.
    Forse era troppo presto, o forse una forma definitiva è qualcosa che non andrebbe mai cercato, perché nemmeno l'oceano resta immutato.
   Se solo potessi affermare con certezza che i miei propositi sono altrettanto cangianti, allora il caos che tanto mi spaventa prenderebbe la forma di meravigliosa vita e riuscirei a darle voce. 
    Non rischierei più di evaporare.